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Home > EV SEO Newsletter > Citatene e crawlatene tutti – 📢 EV SEO Newsletter #24 📢

Citatene e crawlatene tutti – 📢 EV SEO Newsletter #24 📢

Pubblicato il 2018-01-15

Ultima modifica il 2020-02-03

1 ► Prima di parlare di SEO vorrei parlarvi di un nuovo posto dove si parlerà della SEO: il mio nuovo gruppo Facebook “EV Oasis : solo SEO senza fuffa!“.

In buona sostanza vuole essere un feed partecipato di ciò che vale la pena davvero leggere riguardo alla SEO: oltre a ciò che pubblicherò io, gli utenti ( auspico! ) proporranno contenuti che andrò a filtrare, uno ad uno, per creare un fiume in piena di conoscenza. Un esperimento anche sociale che potrebbe diventare una vera figata. O una “cagata pazzesca” cit. Ho capito che non posso vincere da solo la sfida continua della ricerca di ciò che vale davvero la pena consultare. Spero nel vostro appoggio!

2 ► La settimana scorsa è uscito, con soli 10 anni di ritardo, un articolo che rimarcava l’importanza delle citazioni nella SEO e delle co-occorrenze ( che è il nome esatto: co-citazione è un’altra cosa! ), un argomento che temo verrà abusato per vendere le formule per la “quantità di citazioni perfetta” ( sigh ) e diventare la “nuova link building”. Ci hanno già provato e ci riproveranno. Vorrei farvi qualche precisazione in merito:

  • Costruire co-occorrenze  fini a se stesse in grandi quantità nei siti con UGC, ad esempio i commenti dei blog, è spam tanto quanto il link spam. Se lo fanno tutti si crea un pattern e, se si crea un pattern, Penguin vi fiuta e vi divora. Inoltre renderete il web ancora più cloaca. Per favore non fatelo;
  • Per favore non fate delle “conversioni” tra link e co-occorrenze: non sono frazioni l’uno dell’altro. Non misurate ciò che non è misurabile. Non utilizzate le co-occorrenze come sostituto sicuro dei link, usatele per dare visibilità al vostro brand come parte di una strategia più ampia di marketing come suggerisce, giustamente, Tave.
  • Più che per costruire l’autorità nell’accezione più “SEO” del termine, quella legata al PageRank per intenderci, le co-occorrenze sono ottime per legare concetti ed entità alla nostra entità intesa come brand. Se le usate in modo semplicemente naturale, apparendo in vere e proprie citazioni in siti altrui o in conversazioni online ad esempio, perseguiranno automaticamente questo scopo. Se volete proprio forzare la mano cercate semplicemente di “iniettare” il vostro brand nelle conversazioni che avvengono negli spazi dove le discussioni utilizzano il linguaggio dell’ambito al quale volete legare semanticamente, appunto, voi stessi ( intesi come entità sito );

Prima o poi farò qualcosa di più approfondito in merito, c’è molto da dire. Intanto pensateci su e non fatevi abbagliare!

3 ► Tave ha tirato fuori una perla dagli archivi del forum GT, un post di Enrico Altavilla del DUEMILACINQUE. E’ fantastico vedere come, a distanza di quasi 13 lunghi anni ( io quando Altavilla scriveva questo post andavo ancora alle superiori..! ), l’intervento sia tragicamente attuale. Nella community vi è una carenza diffusa ( scusate l’ossimoro ) di consapevolezza prima di tutto nellatecnologia che muove un motore di ricerca e in seconda battuta della matematica e dell’astrazione dei dati che di fatto forma quello che è il suo “agire”. Senza conoscere questi elementi è possibile ottenere risultati ma è impossibile diventare bravi SEO, secondo me.

E’ impossibile inoltre non finire col perdere tempo scervellandosi su improbabili metriche/segnali ed è facile additare il prossimo per sentito dire. Un esempio pratico è il ciclico post dove si dice “Solo un babbeo pensa che il grassetto serva a posizionarsi!“: notizia lampo, la tipografia è molto importante sia per l’indexing che per il ranking. Nel caso di Google il crawler si comporta come un headless browser, leggendo il codice e estrapolando i metadati ma sopratutto indicizzando i contenuti della pagina usando il rendering ( la “vede” ) e valutando quali sono i segnali che noi vogliamo mandare al lettore:

  • Evidenziare il testo è un segnale in se: non lo sono il tag strong o il tag b e non lo è la proprietà css font-weight. Quello che conta è che abbiamo voluto dare risalto ad una parola/frase attraverso la tipografia;
  • Come altro esempio, un link molto visibile, di un colore che lo rende evidente rispetto al resto del contenuto, magari con un font più grande, è più importante che un link seminascosto nel testo: lo diciamo noi ai lettori e lo capisce Google;

In questo caso con una buona consapevolezza sappiamo subito che non è il caso di tentare di misurare “quanto grassetto mettere”, perché quelle legate alla tipografia sicuramente sono metriche e segnali query related, ma possiamo comunque intuire che dando segnali chiari all’utente li daremo anche al motore di ricerca.

Per concludere, la conoscenza delle basi della information retrieval è un potentissimo filtro per le nostre idee e le nostre intuizioni, ci permette di crescere ragionando su ciò che conta davvero. Per tutto il resto c’è questa newsletter!

4 ► Lorenzo Ricciutelli ha fatto un video con Emanuele Tolomei su di un fenomeno che ha osservato durante l’utilizzo della ricerca tramite immagini di Google.

Per quello che poi si è rivelato un bug ( dichiarazione ufficiale di Google attraverso Danny Sullivan su Twitter ) per qualche tempo Google ha restituito come risultato della ricerca tramite immagini non le immagini più simili graficamente, come ha sempre fatto ed è tornato a fare, ma quelle più vicine all’entità principale che l’algoritmo ha riconosciuto nell’immagine. Per esempio:

  • Da una foto di una ragazza nuda appoggiata sopra un muro di mattoni ha restituito i risultati per la query “brick” ( mattone );
  • Da una foto dell’interno di un ristorante ha restituito la query relativa al nome del ristorante stesso ( !!! );

Un esempio delle A.I. di Google e cosa possono fare una volta sguinzagliate nel web. Vi ricordo che anche Facebook ha una tecnologia molto simile in grado già da molto tempo di identificare i soggetti di una fotografia associandoli ad entità contenute in un database. Una cosa simile per altro è già attiva da mesi ( se non anni ) su Google Photo, l’app che non sono sicuro si chiami ancora così.

Insomma, quando vi dico che le immagini vanno ottimizzate e inserite in base al soggetto vero e proprio della foto lo faccio perchè già da tanto tempo io e altri colleghi sappiamo che si arriverà a questo punto. E lo stesso, signori, avverrà con i video. Seo avvisato… Voi guardatevi il video e iscrivetevi al canale YouTube di Tolomei!

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