Ciao! Con questa 33° edizione Riparte la newsletter in un formato nuovo, più fico e leggibile ( o almeno credo! ). Approfondirò “solamente” tre articoli perché questa settimana il tempo è tiranno ma ho aggiunto una sezione con una carrellata di letture interessanti, un po’ come faccio nella SEOttimana. Non è una scelta che li classifica come meno interessanti e anzi, è un modo per non limitare la vostra scoperta di letture interessanti per colpa della mia mancanza di tempo. Detto questo, buona lettura!
Sintassi delle query (oro puro)
Partiamo alla grande con uno di quegli articoli che leggo e penso “Wow! Vorrei averlo scritto io“. Il bravissimo AJ Kohn ha scritto un articolo intitolato “My perfectly healthy obsession with query syntax“, un articolo che tratta, poco sorprendentemente, della ruolo della sintassi delle query nelle SERP. Come giustamente dice “comprendere il ruolo della sintassi delle query potrebbe essere una delle parti più importanti di una search strategy di successo“, affermazione che condivido a pieno.
La sintassi delle query non è altro che, come spiega, lo studio dei modelli che formano le frasi partendo dalle parole. In buona sostanza già dalla sintassi della query possiamo essere in grado, come cerca di fare Google, di prevedere (almeno in parte) come sarà formato e che cosa contiene il contenuto target della query.
Come dico anche io da tanto ( sembro un disco rotto ma su certe cose arrivo prima davvero ) lo studio del solo intento, magari del classico trittico transazionale/navigazionale/informativo, mentre si fa la query research è riduttivo.
Già a livello query possiamo capire, come giustamente riporta AJ, il tenore e il formato della risposta che una certa query, attraverso la sua sintassi, esprime. Il suo esempio, con due query che hanno elementi in SERP differenti pur provenienti da una query all’apparenza molto simile, è molto interessante ma non ve lo riporto perché voglio che leggiate l’articolo, che non vi fermiate al mio commento.
“Query syntax describes intent that drives content composition and format“.
Tradotto leggeralmente “La sintassi della query descrive l’intento che governa la composizione del contenuto e il suo formato“. Bum. Questo concetto viene esteso anche alle classi di query e ai featured snipper con esempi e ragionamenti che nuovamente vi invito a leggere nel suo articolo.
Ci sono passaggi molto interessanti su di una sua personale metodologia di studio e di assalto dei featured snippet: lui dice di aver capito, per una nicchia specifica, la correlazione tra sintassi della query che fanno da trigger ai featured snipped ed elementi in pagina.Kohn dice di aver studiato “parola per parola” ciò che Google desiderava, ed è un po’ quello che faccio io sui progetti personali.
La qualità secondo Google, non smetterò mai di dirlo, è relativa a ciò che si aspetta attraverso i suoi complessi calcoli e valutazioni, alla “idea” che si fa di una query combinando la sua mole senza precedenti di dati relativi al comportamento utentecon metriche e segnali specifici attraverso algoritmi altamente sofisticati e, con sempre maggiore priorità, alle intelligenze artificiali.
L’articolo continua con considerazioni molto interessanti sul tag title, con una riflessione sul perché Google non abbia più il bold proprio nei titoli in SERP, una valutazione sul quando è necessario scrivere nuovi contenuti su query molto simili, un tema molto interessante che vorrei trattare in altra sede, e infine una riflessione sul perché una query cambia la tipologia dei risultati, in poche parole perché (e come) si evolve. Che articolo ragazzi, non le solite banalità, questo è oro puro. Leggetelo. Leggetelo!
Per concludere con questo articolo voglio ricordarvi che non c’è bisogno di andare “ad intuito”: tutte le informazioni che cercate riguardo all’intento che si cela dietro la sintassi di una query si trovanp in un tool gratuito molto utile ma poco utilizzato: www.google.com. Inserite la query e studiate la SERP.
Leggi qui l’articolo di AJ Kohn sulla sintassi delle query
Google decide di rendere le acque più torbide per “farci un favore”
Come segnalato dal redivivo ( bentornato! ) Enrico Altavilla Google ha deciso che, come dichiarato in questo articolo sul webmaster blog, dal 10 aprile 2019 inizierà a darci dati sempre meno chiari sulla search console: invece di utilizzare l’URL esatto utilizzato sulle SERP per il computo delle metriche, e quindi di darci dati molto precisi, ha ben deciso di iniziare ad accorpare le metriche ( traffico, CTR etc. etc. ) utilizzando l’URL canonico scelto arbitrariamente da Google, il quale, fai bene attenzione, può essere diverso da quello scelto ( ma nella pratica solo segnalato, perché il rel=canonical non è una direttiva ) da te. Come riportato nel blog si può controllare da Search Console con lo strumento controllo URL, del quale ti riporto la documentazione ufficiale.
Tornano a noi questo mash-up viene fatto perché, secondo loro, era troppo stressante per gli utenti controllare ad esempio la proprietà del sito mobile e quella del sito desktop, nel caso del classico m-dot, o ancora peggio era troppo stressante capire la differenza tra la versione AMP e non AMP di una pagina. Ad esempio poteva essere molto stressante capire che AMP in diversi casi ammazza le conversioni e il CTR sui blocchi pubblicitari, tanto per dirne una a caso.
Personalmente lo trovo un passo indietro, un po’ come le mitiche “not provided”, fatto per inseguire interessi che chiaramente non sono quelli dell’utente che si trova i dati, di fatto, mescolati. Vengono segnalati dei filtri che secondo loro dovrebbero lo stesso rendere i dati molto chiari, ma anche qui con malizia mi viene da pensare che i dati, se non lavoreranno sulle API, saranno “chiari” solo su Search Console e non sui tool di terze parti come Screaming Frog.
Qualche minuto fa stavo proprio guardando un sito nella search console notando quante ancore riguardanti sottosezioni del mio articolo vengano cliccate in SERP, dato che con mio disappunto non potrò più avere perché naturalmente quelle sezioni fanno capo al canonical dell’articolo. Per intenderci si trattano di clic provenienti da quegli pseudo-sitelink generati da alcune query come quella che vi riporto da esempio, “sali minerali”:
( Tra l’altro, tornando ai nostri amici trigger dei quali parlava AJ Kohn, io sapevo già da prima senza averla mai formulata che la query avrebbe prodotto questo genere di risultato, prova a pensare al perché! ).
Chissà quante altre casistiche non mi vengono in mente per la quali esclamerò “Porco Google! Ma davvero non si può più fare?“. Come al solito però il mondo va avanti e ce ne dovremo fare una ragione. Sarà una bella rottura di scatole. Sigh.
Clicca qui per leggere l’articolo di Google sul blog per i webmaster
Uptime monitor gratuito che utilizza i Fogli di Google
Il buon John Mueller, in un post dell’ormai “social zombie” Google Plus, ha segnalato questo uptime monitor gratuito che utilizza i fogli di calcolo di Google.
Semplicemente copiando il documento messo a disposizione dall’autore, Amit Agarwal, sarà possibile ottenere sia degli alert via email in caso di down sia un tracking via evento in Google Analytics, cosa molto interessante.
Personalmente l’ho settato su di una mia proprietà per testarlo ma per ora non ho ancora avuto ( per fortuna! ) downtime per testarlo. Può essere molto interessante su siti ospitati su hosting “ballerini” o con la possibilità di ricevere picchi inaspettati, ad esempio siti di news o che si appoggiano sul traffico social e che quindi corrono maggiormente il rischio della “viralità”.
Con l’approvazione del buon John, l’apparente innoquità che ho riscontrato e sperando di non consegnare i vostri account al signor Agarwal io ve lo segnalo con piacere. Se ne avete voglia datemi qualche feedback!
Leggi l’articolo e scarica l’uptime monitor gratuito basato sui fogli di calcolo di Google
Altri articoli interessanti
Ecco una carrelata di articoli interessanti che non ho voluto/potuto approfondire e qualche curiosità che vorrei segnalarvi:
- In questo lungo articolo sulla sua esperienza ad Atlassian il buon Kevin Indig riflette, con molta attenzione alla SEO e al suo precedente ruolo di “head of technical SEO” ad Atlassian, un’aziendina valutata quasi 20 miliardi di dollari. Te lo propongo perché questo genere di articolo può essere molto formativo e motivante da leggere, o almeno per me lo sono!
- Questa settimana sono finito su SEOroundtable in vece, a mio malgrado, di “ghost screenshotter“: il buon Gianluca Fiorelli ha infatti twittato uno screenshot che avevo pubblicato su Fatti di SEO riguardo al mio “avvistamento” di un user-agent chiamato “Google speakr”, purtroppo senza citarmi: non sarebbe stato male avere il mio nome sul sito! Citare è molto bello ragazzi, fatelo, sapete che io lo faccio sempre. Comunque sia, in un qualche modo ci sono arrivato dal buon Schwartz. Riguardo allo user-agent, beh, vorrei parlarti in futuro di COSA ha scansionato, visto l’andazzo degli ultimi tempi, non solo questo caso, forse dovrei pensare ad un watermark…?
- Voglio segnalarti un altro articolo molto bello di AJ Kohn, in questo caso una riflessione molto personale dalla quale, personalmente, ho tirato fuori alcune riflessioni/pensieri che reputo personalmente molto positivi. Te ne consiglio, da amico più che da SEO, la lettura.
Il pensiero della settimana
Rimandando questa newsletter letteralmente da settimane mi ritrovo con un “malloppone” da decine di articoli che sinceramente mi spiace molto non aver condiviso con voi attraverso questa newsletter. Mi spiace anche che l’originale newsletter #33, che doveva partire già mesi fa, se la sia “mangiata” l’editor di Sendinblue che, a seguito di una mia pulizia dei cookies fatta senza riflettere per riuscire ad aprire Youtube (ogni tanto mi si bugga e sono costretto a questa operazione), smise di salvare senza che me ne rendessi conto, facendo si che quello che doveva essere un innocuo click sulla chiusura della tab per andare a cena diventasse fonte di vorticosi giramenti di… scatole.
Tornando a noi, saresti interessato ad una special edition della newsletter dedicata ai migliori articoli che mi ero messo da parte in queste settimane? Ti chiedo di darmi un feedback in proposito: se la devo scrivere solo per mia soddisfazione preferisco concentrarmi sui prossimi :).