Analisi delle parole chiave e clustering: come dare senso ai dati dei tool SEO
Siamo arrivati quasi alla fine di questa chiacchierata con Walid Gabteni di Light on SEO.
Oggi parliamo di analisi delle keyword e più nello specifico dell’attività di clustering: cos’è, come si fa e perché si dovrebbe fare per dare senso ai “semplici dati”, tra virgolette, dei tool. Buona lettura!
Emanuele: tu hai qualcosa da aggiungere all’argomento mega-menù?
Walid: un’ultima cosa. Quest’argomento non può essere trattato se non c’è un lavoro di…non ricerca di parole chiave ma, veramente, analisi di parole chiave molto approfondito.
Volevo insistere sul fatto che la base viene da lì, ed è l’importanza di questa fase iniziale del progetto senza la quale non si può ragionare su mega-menù o siloing: quindi non è una scelta tecnica, è una scelta proprio strategica.
Emanuele: Ecco, questo mi piace molto. Sull’analisi mi piacerebbe tornarci magari in un altro ambito, che forse il podcast è un po’ riduttivo. Però tu con analisi cosa intendi, per farlo capire a chi ci ascolta perché sennò io so già che ci sono delle persone che pensano che l’analisi sia mettere su SEMRush o SeoZoom le chiavi e guardare i volumi di ricerca. Cosa che non è.
Walid: no, io non intendo questo. Ovviamente questi strumenti come SeoZoom, SEMRush, AHREFS, il Keyword Planner, qualsiasi altro strumento, ci aiutano tantissimo ma non possiamo dare a loro il lavoro dell’analisi. Il consulente SEO sei tu, non è SeoZoom o SEMRush.
Questi strumenti, fondamentalmente a cosa servono? Servono a darci dei dati su cui dobbiamo lavorare. Non si può pretendere, fare un export di SeoZoom, secondo me, di fare un ordinamento delle parole chiave per volumi di ricerca e dire ho fatto un’analisi. Questa non è un’analisi è un export, lo può fare il mio nipotino.
Quindi intendo esportare il massimo di parole chiave possibile, facendo magari brainstorming prima per avere gli input giusti, per andare a usare tutti questi strumenti. Più ne hai meglio è. Fare veramente un export grosso, andare a vedere tutti i concorrenti. Magari se sei un ecommerce con tante categorie, magari hai dei concorrenti diversi da una categoria all’altra. Avrai dei concorrenti che sono concorrenti su tutte le categorie e alcuni specifici.
Quindi è un lavoro grosso, all’inizio devi prendere il massimo di dati. Questo è il metodo. Quindi il mio obiettivo è prendere dei dati. Poi fare un merge di tutte queste keyword, ovviamente levare tutti i doppioni, metterli insieme e poi fare un lavoro – ora sto usando un termine, spero sia…penso che tutti lo capiscano – fare clustering su queste keyword, quindi raggruppamento
Emanuele: esattamente, fare dei gruppi
Walid: è un cluster semantico. Allora lì uso altri strumenti, soprattutto uno strumento che ho sviluppato che mi aiuta a identificare, leggendo tutte le parole chiave, tutti i cluster. Prova a fare una cosa, un po’ come quello che fa SEMRush attravero il Keyword Magic Tool, e ti dà dei cluster.
Però, sinceramente, penso che il mio strumento lo fa in un modo un po’ più evoluto perché quello di SEMRush ti dà dei cluster che sono delle singole parole, invece puoi avere un cluster composto da 3 parole, per esempio. Identifico i miei cluster e poi i miei cluster li clusterizzo a loro volta. Se ad esempio, su una tematica vedo tante cluster come rosso, verde, blu, mi accorgo che ho un segmento globale che è colore. Quindi in questo mercato il colore, magari del prodotto, è una cosa importante.
Faccio quindi tutto questo lavoro per fare una qualificazione del mio file di parole chiave: quindi, oltre ai dati che mi danno SEMRush o AHREFS mi ritrovo con tante colonne in più, ogni colonna corrisponde a un segmento globale come, non lo so, potenza per esempio come potenza del prodotto, no? 120 watt, 150 watt, ecc. Una colonna colore, una colonna locals se siamo su una tematica dove ci sono tante query local. E ora ho un file già più qualificato e posso andare a fare visualizzazione su Data Studio oppure anche direttamente su Google Sheet. Puoi fare dei grafici, puoi fare delle…come si chiamano, mi sa tabelle pivot in italiano, per vedere i volumi di ricerca complessivi di ogni cluster e capire un po’, piano piano dove tu, come business, hai interesse di lavorare in priorità.
Emanuele: è interessante. Io molte di queste cose le faccio, non tanto sui dati ma spesso le faccio a mano. Cerchiamo la stessa cosa, cioè di individuare – io adesso forse li chiamo impropriamente – dei trend, cioè come si muove l’interesse all’interno di un mercato, di fatto.
Walid: assolutamente, come il mercato è l’insieme delle mie parole chiave. E per questo ti dicevo, per avere un’idea, mai totalmente affidabile ma il più vicina possibile a quello che è il tuo mercato. La base è veramente fare un export di tantissime parole chiave, il tuo primo obiettivo è averne il più possibile.
Emanuele: certo, la base dati più grande possibile, lì poi arrivi ad avere meno incertezze. Adesso i tools sono diventati anche più bravi. Io devo dire che uso quasi esclusivamente SEMRush per fare queste cose, quindi non sto facendo un confronto con SeoZoom perché sinceramente non lo uso. Però SEMRush è diventato più bravo, hanno dei database molto più profondi e si riescono a trovare delle cose molto interessanti. Tra l’altro delle volte, anzi spesso e volentieri, mi trovo ad usarlo al posto del mitico Keyword Planner perché mi trova delle robe in più.
Tra l’altro questi dati, oltre ad aiutarci a fare la strategia, ad aiutarci a fare il mega-menù. Delle volte vengono fuori delle cose che, anche gli stessi imprenditori che magari è vent’anni che vendono quella roba nel loro negozio, non se ne erano mai resi conto. Magari le avevano incontrate le informazioni per arrivare alla conclusione ed erano semplicemente troppo presi dal loro lavoro per accorgersene.
Però, dati alla mano, vengono fuori delle cose molto interessanti che magari vanno a influenzare anche le scelte di business, non solo le scelte della SEO.
Walid: assolutamente. Ad esempio, mi è capitato più di una volta che un cliente mi ha detto, “guarda, non mi ero accorto che c’era un grande interesse intorno a questa nicchia e purtroppo il mio catalogo è un po’ più debole”. Quindi gli dai anche degli insight su come migliorare il suo catalogo in modo che matcha meglio con il bisogno del mercato.
Ultima cosa sugli strumenti. Secondo me sono tutti ottimi strumenti. Detto questo bisogna anche ricordare che loro seguono una quantità di parole chiave che è sempre limitata. Non possono seguire tutte le parole chiave possibili e immaginabili. Non funzionano tutti ugualmente ma spesso la decisone di monitorare una chiave o meno dipende molto dai volumi di ricerca, e questo fa sì che in generale questi strumenti sono comunque più deboli sulla coda lunga.
Emanuele: si si
Walid: purtroppo la coda lunga per noi è molto strategica e quindi, per questo motivo, può essere completato il lavoro di ricerca di parole chiave con degli strumenti come quello che ho condiviso ultimamente che si chiama codalunga.net.