In questo volume:
- Marketta ( parlerò di SEO senza link building )
- Continua l’agonia di Google Plus
- Il test delle SERP senza blue link è finito ( male? )
- Il mobile-first indexing è ufficialmente in fase di roll out
- Nasce “Subscribe with Google”
- Piovono broad updates
1 ► Inizio questa newsletter in modo originale con una bella marketta: parteciperò come relatore al SEOtraining Summit 2018 ( disclaimer: link affiliato al quale potete applicare uno sconto del 10% con il coupon “EVSEO” ), evento definito dai suoi organizzatori come di “formazione SEO pratica & web marketing in streaming“.
Visto che gli speech li coordina il mitico Simone Righini, che non si tira indietro davanti a nulla, mi sono premesso di proporre una figata che nessun altro mi farebbe fare: la storia dei miei ultimi 2 anni di SEO senza fare link building. A me la link building “classica”, quella scalabile per intenderci, mi annoia tantissimo e quindi ho cercato delle alternative, scoprendo che si vive meglio e sopratutto si investe meglio il proprio tempo non facendola. Precisando fin da ora che non parlerò della solita solfa “eeeeh il link earning èèèèèè meglio” ( leggetelo come Puffo Quattrocchi ), i punti salienti saranno:
- Spiegare il perché la link building in senso classico e scalabile sembra la strategia top ed invece spesso è nella pratica addirittura fuorviante e, sopratutto, un investimento molto meno sicuro rispetto al lavoro sulla rilevanza;
- Come e perché il 95% dei progetti non ha bisogno di una strategia di link building in senso classico. Non dirò la solita stronzata del “fai link earning bro!” ma di come bisogna creare link veri e propri tra entità e far affiorare invece i link “latenti”, che sono le cose che veramente faccio/faccio fare;
- Come ideare e strutturare un sito che non ha bisogno di link ma che vola se gliene fai arrivare qualcuno ( e devi, sennò sei matto );
2 ► Google compie un’altro passo verso la separazione ( e l’addio? ) tra Google My Business e Google Plus. Come riportato da questo articolo di Local Strategy Google sta compiendo una vera e propria “inversione a U” riguardo al povero G+ che, di fatto, sta venendo isolato per essere, con ogni probabilità, lasciato lentamente morire, con mio sommo dispiacere.
Come giustamente riporta l’articolo se è vero che l’impatto sulle nostre pagine My Business è praticamente nullo bisogna fare attenzione a non mandare un bel link verso una risorsa che ora risponde 404: se avete un link sul vostro sito al vecchio URL della pagina quei geniacci di Google non fanno nessun redirect.
Per ottenere il link alla MyBusiness corretto vi basterà cercare la vostra attività su Google Maps / Search e usare il tasto “condividi” per ottenere un link. Ci sono anche altre possibilità ma vi rimando alla lettura del post. Mi raccomando correggete ( questo non viene detto nel post ) anche l’indirizzo che avete messo nel JSON dei social links, il sameAs per intenderci.
Detto questo, per chi come me utilizzava G+ anche come strumento per l’indicizzazione veloce, beh, facciamocene una ragione. Riflettete poi sul fatto che un minore interesse di Google nello strumento coinciderà con un minore interesse a investire potenza computazionale ad esempio nel crawling e quindi, come diceva Luca Bove in una discussione su Fatti di SEO, già da ora si vede una minore efficacia nello “spingere” verso una indicizzazione veloce. Mi raccomando i link in 404!
3 ► This escalated quickly dice un famoso meme: Danny Sullivan ha detto su Twitter che il test riguardante le “SERP senza blue link” è finito perché il feedback è stato tanto e tale da fargli fare un passo indietro, parafrasando. SEO quali Barry Schwartz lo perculano nella discussione ma penso che stiano cantando vittoria troppo presto: queste SERP torneranno.
Penso che il problema vero fossero quelle SERP dove appariva il rich result con intorno le unità e altri errori in SERP ambigue come “date in London” , errori piuttosto visibili che hanno fatto bombardare Google di feedback negativi dando un appiglio ai detrattori di questa implementazione. Affineranno l’algoritmo e faranno altri test in futuro, magari dopo che il roll out del mobile-first indexing ( ci arrivo tra poco! ) che penso sia la attuale priorità.
Nel mentre vi propongo di farvi una domanda: le risposte che il mio sito da agli utenti possono essere arricchite dalla mia voce? Se la risposta è no perché, ad esempio, basta leggere l’enciclopedia o controllare uno strumento di misurazione è ora di pensare ad alternative. I dati fattuali non hanno futuro nelle SERP “classiche”.
4 ►Ne ho già parlato nelle scorse settimane ( e anni, sul mio canale YouTube c’è un video che ho fatto nel Dicembre 2016 a riguardo ) e finalmente eccoci qua: è iniziato ufficialmente il roll out del mobile-first indexing.
Per i più pigri riassumo come al solito i punti salienti dell’annuncio:
- Il crawl, l’indicizzazione e il posizionamento prenderanno in considerazione la versione mobile del sito per aiutare quelli che sono la maggioranza degli utenti di Google Search, ovvero quelli che utilizzano device mobile;
- Ci sarà un avviso sulla Search Console dell’avvenuto passaggio al nuovo sistema;
- Vedrete nei log che la maggior parte delle richieste verrà fatta dal Smartphone Googlebot ( User Agent: Mozilla/5.0 (Linux; Android 6.0.1; Nexus 5X Build/MMB29P) AppleWebKit/537.36 (KHTML, like Gecko) Chrome/41.0.2272.96 Mobile Safari/537.36 (compatible; Googlebot/2.1; +http://www.google.com/bot.html) );
- Se avete solo la versione desktop del sito verrà valutata quella, anche se in un qualche modo questa cosa pesa in negativo nel posizionamento nelle SERP per utenti mobile. Questo non vuol dire essere esclusi naturalmente, e la rilevanza della risposta rispetto all’intento di ricerca come detto più volte rimane molto più importante di avere la versione mobile del sito. Significa che, se per assurdo ( è praticamente impossibile che succeda per quel che ne sappiamo ) i siti fossero equivalenti in ogni altro segnale e metrica, il sito mobile verrebbe valutato come risposta migliore;
- Per i siti che hanno la versione AMP e non-AMP della pagina verrà utilizzata la versione non-AMP per l’indicizzazione. Questa dichiarazione, che ho tradotto integralmente dal comunicato di Google, ha gettato un po’ di panico nelle file dei nostri italici webmaster. Vi dico come la penso io: semplicemente essendo che AMP è di fatto una versione semplificata e castrata che risiede sui server di Google per aumentare la velocità della pagina ( ne ho parlato più diffusamente nella scorsa newsletter ) Google preferisce usare per l’indexing la versione che restituisce l’esperienza completa, ovvero quella nativa sul vostro sito, tutto qua. Va solo a nostro vantaggio quindi bene così. Mi sarei sorpreso ( in negativo ) del contrario per motivi che non vi sto a spiegare in questo contesto;
- Viene rinfrescata la memoria sul fatto che da Luglio 2018 la velocità di caricamento sarà un segnale di ranking anche in ambito mobile, citando questo articolo;
Niente di nuovo sotto il sole per chi mi segue da un po’ ( *occhiolino* ) ma mi pareva giusto fare un riassunto vista la marea di cose che ci investe ogni settimana da un po’ di tempo a questa parte.
5 ► Google mette il suo piedone multinazionale nel mondo delle News con un prodotto legato alle iscrizioni a contenuti premium chiamato “Subscribe with Google”.
Niente di sconvolgente a livello tecnologico ma una occasione interessanteper i publisher. A livello pratico sarà possibile iscriversi ai contenuti premium usando il proprio account di Google, che diventa un provider di servizi che di fatto si occuperà di:
- raccogliere i pagamenti;
- garantire la sicurezza delle transazione;
- abbattere le barriere scaccia utente dei ( lunghi ) form di iscrizione;
- abbattere i paywall ( ad esempio le pagine di login ) quando si è in un ambiente dove si è già fatto il login in Google, tipo Android ( leggi: sul telefonino );
Più in generale l’obiettivo è di diminuire la frizione, per dirla nel dialetto di Oxford le rotture di coglioni che allontanano l’utente medio da servizi di questo tipo. Ce n’è una fetta che sicuramente semplicemente non vuole pagare, ma anche tanti altri che letteralmente scappano via prima di farlo a causa di un’esperienza utente frustrante che esaurisce la loro ( scarsa ) pazienza.
Questa tecnologia, se prenderà piede ( è in corso un test con alcuni grandi publisher quali il Washington Post e Repubblica ), oltre a portare un sacco di soldini in tasca a Google, che immagino si prenderà una fetta della torta, farà si che la gente utilizzi l’account Google su tutte le device disponibili, anche ad esempio dispositivi Apple, dai quali potrà ottenere fiumi di dati, altro che Cambridge Analytica. Per l’utente un servizio sicuramente interessante, per Google ancora di più.
Ve ne parlo perché c’è chi tratta news tra chi segue questa newsletter ed i sistemi a subscription in USA stanno prendendo quota, sono ottimi sistemi di monetizzazione, molto più a sostegno della qualità rispetto ad un canale di revenue basato, ad esempio sulle pubblicità e quindi di fatto sulla quantità. Per richiedere informazioni a Google andate su questo sito, arriverete ad un questionario da compilare ( lascio questo link perché se cambiano il funnel non perde di validità! ).
6 ► Ormai molti di voi mi conoscono e sanno cosa ne penso del “panico da algoritmo”, per lo più ansia virtuale dovuta alla necessità di riempire i blog che parlano di SEO. Mi piace però ripetere per l’ennesima volta che se siete stati “puniti” da quelle che sono nella pratica variazioni dell’algoritmo “broad“, ovvero ampie come definite da Danny Sullivan, delle quali si accorge tutta la community perché hanno semplicemente colpito più persone di quelle che vengono fatte giornalmente.
Non cercate problemi particolari, pulsanti on/off, il 90% delle volte veri e propri alibi, ma prendetevi il tempo di riflettere su come potreste migliorare il vostro progetto, sopratutto per quanto riguarda la qualità dei contenuti, sopratutto nella “media” del sito. Ogni pagina del vostro sito deve essere uno “WOW”. Ve lo dico in anteprima: ripartirà la SEOttimana proprio con un video sulla qualità con il quale farò saltare dalla sedia alcuni colleghi ( non vedo l’ora ). L’ho scritto già la settimana scorsa ma la sinusite non rendeva molto piacevole l’ascolto della mia voce, ve lo assicuro.
Nell’attesa ecco alcune domande che vale sempre la pena farsi, anche quando “è andata bene“:
- Sui miei siti si può trovare le risposte che cercano quelli che identifico come miei utenti oppure erroneamente sto proponendo quelle che IO, a mio personale giudizio, penso cerchino?
- Ho fatto davvero ricerca per capire esattamente COSA vogliono e COME lo vogliono tenendo conto che essere esperto di una materia non mi fa conoscere le centinaia/migliaia/milioni di persone che fanno ricerche su internet nella nicchia nella quale mi muovo?
- Quando è stata l’ultima volta che ho esplorato le mie SERP senza limitarmi a controllare se sono primo o secondo ma piuttosto andando a capire se sono ancora in grado di dare la migliore risposta nel modo che viene prediletto dai miei utenti?
- Quando è stata l’ultima volta che ho valutato il mio sito con obiettività?Ho chiesto feedback a qualcuno di diverso dal partner o dalla mamma?
- Sto cercando di dare il 110% o mi limito al minimo indispensabileperchè “tanto sono primo”?
Vi assicuro che andando a riflettere con onestà intellettuale ne gioverà la vostra SEO e non solo. Se non siete ancora convinti guardate questo video, incazzatevi con me ma reagite con veemenza. Nella SEO non ci si ferma MAI.
Una cosa ve la voglio dire: come dice Glenn Gabe in questa analisi del primo update del 7 Marzo ( con un aggiornamento sul secondo del 14/3 ) Google ha dichiarato più volte che si “aspetta cambiamenti significativi nel lungo periodo” dai siti che vogliono recuperare. Parafrasando, il più delle volte ci sarà da lavorare duramente ed avere molta pazienza. Come giustamente dice “non c’è mai una sola pistola fumante quando si parla la qualità, solitamente ce n’è una batteria intera“.
Nell’articolo vengono riportati anche diversi esempi di siti impattati positivamente e negativamente dai due update, sono ottimi esempi dai quali far partire una riflessione sui vostri progetti. Buona lettura!